“Pensavo fosse un sorteggio sfortunato, invece era un oro olimpico”: potrebbe essere questo il titolo del film della vita di Alice Bellandi. Sicuramente ne inquadra il momento focale della carriera sportiva, almeno finora. Il sorteggio degli incontri sul tatami è apparso quando Alice era appena atterrata a Parigi e includeva, tra le altre, la brasiliana Mayra Aguiar, 3 bronzi olimpici. Per la giovane promessa – ora decisamente mantenuta – del judo italiano, era finita prima ancora di cominciare. Eppure, una volta messi i piedi sul tatami, la judoka ha ricordato tutto ciò che era riuscita a superare. 

Bellandi si è aperta molto con i media sui dolori della depressione e dei disturbi alimentari. Non stupisce quindi che ripercorra con franchezza le battaglie con il suo corpo: “Perdevo e prendevo peso come uno jojo. Passavo da 70 chili a 83 chili. Tutti pensavano che fossi poco professionale e io mi sentivo più sola che mai. Spero che la mia storia parli a chi finora non ha avuto il coraggio di chiedere aiuto”.

Con l’aiuto di professionisti e affetti è arrivata la fiducia in se stessa e, inaspettatamente, la fede. Alice ha iniziato a pregare e a riconoscere “i segni” che le hanno dato la forza necessaria sui tatami di competizioni importanti. Una forza straordinaria che ha sentito anche nella finale a Parigi che ricordiamo tutti con emozione, insieme alla commozione incredula sul podio e a quel bacio con Jasmine Martin che ha fatto il giro del mondo. “Auguro a tutti che nel momento della gioia più grande della vita ci sia la persona che ami sugli spalti” dice, generando un applauso scrosciante che riempie la sala. 

Gli altri affetti della sua vita la aspettavano in Italia: la madre e il loro “legame impossibile da spezzare”, la nonna orgogliosa e disinvolta con i giornalisti, la sua comunità di Roncadelle – paesino in provincia di Brescia quest’anno “da record” con i suoi 3 medagliati olimpici (con Bellandi, De Gennaro nella canoa K1 e Danesi nella pallavolo femminile) – che ha festeggiato “pure troppo” il ritorno della sua campionessa. Perché “da una realtà piccola possono venire grandi cose”, e, per Alice, sono tutt’altro che finite: “Penso proprio che mi rivedrete presto sul tatami di un mondiale…”.

foto NICOLA ECCHER

Ufficio Stampa PAT

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