
C’è chi le finali le gioca, e chi le scolpisce nella pietra. La Femi-CZ Rugby Rovigo Delta ha preso lo scalpello e ha scritto il suo nome per la quindicesima volta sul marmo della leggenda. Non è stata una vittoria: è stata una risalita, una traversata in mare aperto con le vele strappate e il timone spezzato, ma con il cuore che faceva da bussola.
Davanti a un Lanfranchi bollente come una fucina, Rovigo ha forgiato il proprio Scudetto con martellate di carattere. Il Viadana aveva acceso i fuochi dell’entusiasmo, aveva preso in mano il pennello e iniziato a dipingere la finale con tratti sicuri, ma non aveva fatto i conti con la pazienza di chi sa aspettare la marea giusta. I Bersaglieri sono rimasti in trincea, coprendosi con lo scudo della determinazione, assorbendo colpi e silenzi, attendendo il momento esatto per sferrare l’affondo che cambia le sorti di una battaglia.

Ogni errore, ogni cartellino, ogni pallone perso sembrava una pietra sul cammino, ma Rovigo ha costruito con quelle pietre una scala per risalire. Quando la partita sembrava avviata verso un destino già scritto, è arrivata l’onda lunga del coraggio. Hanno pescato dalle profondità dell’anima energie nuove, come minatori che trovano una vena d’oro quando tutto sembra esaurito.
Le mani, le gambe, il fiato: tutto sembrava sincronizzato con il battito di una città intera. Perché Rovigo non è solo una squadra, è una fede tessuta in maglie rossoblù, un canto popolare che si leva ad ogni meta, un’eco di gloria che attraversa le generazioni. E quando Moscardi ha varcato la linea per l’ultima volta, non ha solo segnato: ha suggellato un patto con la storia.
Nel rugby non ci sono trucchi: ci sono i muscoli, il fango e le scelte fatte al millimetro. Ma c’è anche, nelle pieghe invisibili del gioco, una forma di poesia brutale. Rovigo ha scritto la sua strofa con versi spezzati, ritmi irregolari e un finale che vibra ancora nell’aria.
Lo Scudetto non è solo un simbolo: è un sigillo cucito con ago e nervi, una cicatrice che racconta di chi sei stato e di quanto hai lottato per esserlo. E Rovigo, ancora una volta, ha dimostrato che quando la battaglia si fa vera, chi ha il cuore più rosso trova sempre il modo per vincere.
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