
Nel mare torbido del calcio italiano, la bussola è rotta e il comandante finge che vada tutto bene. Luciano Spalletti è stato tecnicamente esonero, ma sarà comunque in panchina contro la Moldavia. Una commedia grottesca degna del teatro dell’assurdo. Come se in una finale di gara il giudice squalificasse l’atleta… e poi lo lasciasse gareggiare “per l’ultima volta”.
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Ma il vero dramma è a monte. Non nel gesto, ma nella testardaggine cieca di chi questo sistema lo guida. Gabriele Gravina, presidente della FIGC, ha confermato pubblicamente che non ha alcuna intenzione di dimettersi. Nessun passo indietro. Nessun mea culpa.
Come un macchinista che ha fatto deragliare il treno, si aggira tra i rottami spiegando che sono colpa dei binari.
E mentre il Paese sportivo si interroga sul futuro, i nomi cominciano a circolare. Claudio Ranieri, con la sua storia e la sua pacatezza, viene invocato come il “traghettatore dei valori perduti”. E c’è chi parla di Stefano Pioli, ex Milan, come di un possibile profilo per riportare razionalità e compattezza. Ma finché il vertice resta intoccabile, ogni nome rischia di diventare un parafulmine buono per zittire le critiche.
La verità è che Gravina non è solo. È stato riconfermato pochi mesi fa da un sistema che protegge sé stesso. Che premia la gestione dell’immobilismo. Che tollera la mediocrità a patto che sia ben vestita e sappia parlare in conferenza stampa.
Chi ha riconfermato Gravina porta la stessa responsabilità del disastro attuale.
La Nazionale è solo il sintomo più visibile di un calcio che ha smesso di meritare. Che racconta una visione retorica, ma vive di compromessi. Che esonera, ma non licenzia. Che parla di meritocrazia, ma conserva il potere con la colla dell’autoconservazione.
E così, mentre Spalletti sarà sulla panchina senza essere il CT, e Gravina al comando senza rispondere delle scelte, l’Italia del calcio resta prigioniera di una classe dirigente che teme solo una cosa: perdere la poltrona
Serve un azzeramento. Non nei nomi, ma nei criteri. Perché senza responsabilità vera, ogni rivoluzione è solo una finta.